Buon senso creativo per un graphic design funzionale e coinvolgente
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Selezione di progetti creati e realizzati da Toni Traglia Graphic Design nel corporate, brand, packaging, web, advertising, pubblicità, editoria, below the line.
In effetti mi manda questa buona notizia in merito ai premi ricevuti per il packaging design e che voglio considerare come un apprezzatissimo regalo natalizio.
Gentile Toni, ringraziandovi ancora per aver partecipato alla XXIII Edizione del Premio Mediastars, siamo lieti di confermarvi i riconoscimenti che Vi sono stati attribuiti.
Primo Classificato, sembrava impossibile.
Sezione Packaging Design: Primo Classificato Mediastar a Toni Traglia per il progetto Aceti Museum
Sezione Packaging Design: Primo Classificato Categoria Food, Serie Coordinata a Toni Traglia per il progetto Aceti Museum
Sezione Packaging Design: Special Star per il Graphic Design a Toni Traglia per il progetto Aceti Museum
Cosa dire? Quando ormai non ci speri più, ti arriva la notizia che più ti fa piacere.
Un grazie particolare a Museum per la straordinaria fiducia e cordiale collaborazione!
Il 28 novembre al meetup WordPress di Lugano ho tenuto un talk sul tema “Viene prima il logo o viene prima il sito”. Ero stato sollecitato dagli organizzatori dei meetup a realizzare una presentazione su questi aspetti legati all’utilizzo del più famoso dei CMS.
Benché consapevole dell’innegabile presenza del graphic design su ogni sito WordPress, ero un pò scettico nell’accettare quegli inviti. In effetti la maggior parte dei talk a cui avevo partecipato trattavano di tematiche tecniche, legate allo sviluppo o all’ottimizzazione dei siti internet. Mi rendevo conto benissimo però che il problema di cosa e come comunicare online era molto diffuso anche tra gli utilizzatori di WordPress, così accettai l’invito a divulgare la mia esperienza di graphic designer in questo campo.
Sfrutto WordPress da diversi anni, usandolo per la creazione e la diffusione online del mio blog e di diversi siti. Un lavoro in particolare, realizzato per uno showroom di cucine di altissimo livello si prestava benissimo come spunto su cui basare il mio talk. Quel progetto era un buon riferimento per spiegare come anche con WordPress si possono ottenere ottimi risultati dal punto di vista della comunicazione e dell’immagine.
Meglio non rinunciare al corporate identity prima di lanciare un sito internet.
Realizzare un sito anche con WordPress senza avere definito prima il corporate risulta una decisione sbagliata o comunque incompleta. Un sito internet non può funzionare solo con il suo motore e con l’ausilio di qualche accessorio ben adoperato per la corretta indicizzazione: ha bisogno anche di una sua identità.
Il compito del graphic design serve appunto a concepire un’immagine che permetta di essere unici e facilmente identificabili. Ecco perchè diventa importante scegliere i professionisti giusti anche per l’aspetto visivo; contribuiranno a raggiungere il successo con la collaborazione degli sviluppatori, degli specialisti CEO e dei content managers.
Non perdetvi il video che riprende il mio talk: https://www.youtube.com/watch?v=3N1HQzqWlnQ
Questo titolo esplicita una richiesta più che leggittima, ma comprereste mai un auto senza una carozzeria accattivante? Sicurammente no, ecco perchè questa domanda così ricorrente nell’ambito della progettazione grafica è sbagliata o comunque incompleta.
In effetti una vettura può circolare anche senza un design convincente ma le mancherebbe la sua parte identificativa, quella parte caratteristica che vi ha sedotto quando l’avete scelta.
Allo stesso modo un sito internet non può funzionare solo con il suo motore e con l’ausilio di qualche accessorio; ha bisogno anche di una sua identità. Non può bastare una buona programmazione, una egregia diffusione sui social e un perfetto Search Engine Optimisation per creare un buon sito internet.
Quale domanda fare allora ad un web designer?
La domanda giusta da fare ad un graphic designer sarebbe dunque: potresti realizzarmi un’identità aziendale? Il corporate identity ha per scopo quindi quello di definire l’immagine della vostra azienda di cui il sito internet è solo una parte ed è sbagliato farlo vivere senza averlo coerentemente inserito in questo contesto.
Prima di lanciarsi online conviene costruire quel mondo di valori fatto di emozioni e di sensazioni che il design permette di affermare anche sul web. In fondo il cielo di internet è immensamente confuso, portare in rete la propria personalità conferisce alla nuvoletta dei vostri prodotti un gusto unico. Magari un sapore di mare se condita con la giusta fantasia!
A quanti di voi era chiara questa premessa? Non è difficile rendersi conto dell’enorme confusione che sta regnando nel mondo della comunicazione visiva. Assodato che quando si lancia un sito si fa inevitabilmente comunicazione visiva, risulta ovvio che comunicare efficacemente sia una condizione indispensabile per avere successo. Sarebbe auspicabile allora formulare la domanda completa, partendo dalla richiesta di un’identità visiva e includendo anche il sito tra i tanti strumenti necessari per comunicare.
Questa carenza di consapevolezza aumenta ancora di più con l’uso dei CMS come WordPress che permettono a tutti di realizzare un sito senza troppi problemi: l’unica preoccupazione sembra quella di essere online e poco importa se si viaggia confusi nell’ immensità della rete.
Magari si arriva anche ad essere in prima fila, grazie ad un corretto lavoro di SEO; a quel punto però sarebbe esponnenziale la ricaduta dovuta ad una scarsa immagine. Se pensate invece che la gente non dia conto al modo in cui vi presentate, allora fate bene a fidarvi del vostro vestito rattoppato alla meglio.
Realizzazione sito internet Noli basato sul corporate identity.
Per NOLI abbiamo voluto usare al meglio i valori definiti nel corporate aziendale, il sito è solo uno dei componnenti basato sul sistema visivo. Quello che si vede online è l‘adattamento del sistema applicato su questo supporto, rispettandone coerentemente le regole.
Certamente le peculiarità del web esigono alcuni limiti e non tutto quello che si realizza su carta può essere ripetuto online. L’obiettivo dell’identità globale mira a fissare dei punti chiave che configurano un aspetto comune e identificabile su ogni supporto utilizzato.
D’altronde come si potrebbe costruire un sito senza avere definito prima un logo o un marchio? Questa semplice e banale domanda giustifica il lavoro di corporate identity necessario prima di apparire sul web.
Avete mai visto un sito senza un marchio? Evidentemente no, perchè il marchio è fondamentale per la comunicazione e fa parte di un sistema visivo pensato per rappresentare i valori di un’azienda, non può essere dunque solo un simbolo da inserire casualmente sul sito.
Come potete immaginare, un marchio non si limita a mettere insieme delle grafiche di tendenza più o meno “friendly”. Richiede invece uno studio che enfatizzi graficamente l’unicità di una marca. Purtroppo questo notevole impegno di ricerca e di analisi non viene considerato alla domanda” Mi potresti fare un sito internet?”
Su questo packaging la tipografia viene usata in modo sobrio per appoggiare il sistema visivo dell’identità di prodotto.
Nel packaging design la tipografia assume un’importanza particolare rispetto alle altre attività della comunicazione visiva. In effetti, oltre alla funzione fondamentale di lettura, riveste un ruolo determinante per la personalizzazione dell’immagine di prodotto. In realtà queste caratteristiche sono condivise anche dall’immagine di marca, che è strettamente collegata all’identità visiva di una confezione. Notiamo di conseguenza che, in relazione al packaging, la brand identity assume un comportamento tipografico funzionale, destinato appunto ad enfatizzare l’originalità dei prodotti. Consapevole della capacità coinvolgente del packaging, lo studio di una brand identity destinata ad una gamma di prodotti, non può quindi non adottare uno specifico comportamento in merito alla tipografia. Quest’ultimo deve essere infatti strettamente collegato agli obiettivi che il design vuole rappresentare. Questa considerazione ci fa capire come non possono essere le preferenze di gusto o le tendenze alla moda ad influenzare la decisione dei font da utilizzare.
Notare come la tipografia del logo Dolcezze assume la funzione di avvolgimento come se le lettere fossero delle caramelle.
Spesso non basta solo scegliere i caratteri tipografici, bisogna anche capire in che modo utilizzare le font selezionate. Perciò risulta riduttivo limitarsi ad inserire macchinalmente su un astuccio una font a tutti disponibile e dunque molto sfruttata dai designers. Infatti, questo modo di fare, se non ponderato su applicazioni specifiche, produrrebbe solo risultati banali e la soluzione ottenuta sarebbe il contrario di quello che un pack dovrebbe suscitare nella precezione dei consumatori. Un graphic designer esperto conosce queste risorse e orienta le sue scelte per sfruttare al massimo il lettering, forzandolo ad esprimere i valori intrinsechi di una marca. Ecco perchè conviene affidare i progetti di packaging design a professionsiti esperti del settore, essendo gli unici che riescono ad interpretare la tipografia per esprimere egregiamente una strategia di marketing.
In questo caso, la tipografia riveste un aspetto floreale per evidenziare le proprietà naturali di queste uova.
In molti casi, la tipografia da sola non è sufficiente per la realizzazione di un buon progetto d’immagine di prodotto, ma non considerare le sue potenzialità sarebbe sicuramente un errore. Al contrario, ci sono delle confezioni che utilizzano solo e unicamente la tipografia come mezzo espressivo e riescono comunque a sorprendere per la loro personalità. In questo caso l’arte di sapere sfruttare una font come l’Helvetica piuttosto che un Times non scaturisce certamente da un semplice copia incolla: è necessario cogliere il carattere che definisce il disegno delle lettere. Questa consapevolezza influenza il design mettendo a profitto la tipografia in modo coerente e sfruttandola come una scelta distintiva.
Insomma, conviene fare un uso avveduto della tipografia per aumentare l’originalità e il carattere di un packaging design.
Illustrazione per l’olio aromatizzato al finocchietto del Frantoio Gentili.
Iniziamo con una domanda: esiste una tecnica rappresentativa più flessibile ed efficace dell’illustrazione per visualizzare qualsiasi tipo di pensiero? La risposta è no; in questa domanda si rivela tutta la ragion d’essere dell’arte illustrativa. Nonostante i mezzi digitali imperversino, l’illustrazione è l’unico mezzo ancora in grado di raffigurare qualsiasi concetto visivo.
Illustrazione strategica
Questa tecnica può rappresentare ogni idea, anche la più surreale, e si configura quindi come un linguaggio veramente unico. Sono cambiati gli strumenti ma le sue capacità narrative ed evocative rimangono inalterate, anzi, con un utilizzo accorto delle nuove tecnologie un bravo professionista sconfina ogni realtà, svelando nuove dimensioni delle emozioni. Certo non basta saper usare Photoshop e nemmeno saper maneggiare una matita per essere un illustratore. E’ indispensabile saper interpretare le tecniche illustrative con pensiero strategico.
Illustrazione per le caramelle Gelées della Icam
Non si realizza un’illustrazione senza indicazioni precise, perché l’illustrazione ha una funzione strategica, il suo ruolo sui packaging è pensato per raggiungere specifici obiettivi di marketing. In alcuni casi, l’illustrazione diventa l’elemento fondamentale dell’identità di prodotto, la base del corporate identity. La flessibilità del suo utilizzo permette di definire in modo preciso la veste grafica di una confezione, rendendola di forte personalità e di notevole attrattiva. Una delle qualità più apprezzate dell’arte illustrativa è la sua capacità di caratterizzare le confezioni. Rispetto alla fotografia, le sue possibilità di personalizzare una confezione sono decisamente maggiori, e questo vantaggio non può essere trascurato per il posizionamento di un prodotto. Sfruttando le competenze e il talento di un illustratore, la fisionomia del packaging riesce a distinguersi e permette di coinvolgere il consumatore che ne rimane colpito.
Illustrazione identificativa della linea di packaging
Illustrazione che identifica la linea di caramelle Gelées
In questo articolo sono state inserite le fotografie relative ad un mio progetto di packaging design dove si può notare il ruolo strategico dell’illustrazione. La gamma è rappresentata dalle caramelle Gelées della Icam; è interessante notare come la fisionomia di base della linea rispetti i colori e l’attitudine del segmento di mercato, in cui vige una forte presenza del bianco e un utilizzo importante dell’illustrazione. Rispettando queste indicazioni di mercato, il lavoro è stato realizzato interpretando l’impaginazione delle immagini sulle confezioni in modo che si percepisse non solo una presenza massiccia ma anche un chiaro protagonismo nel suo inserimento. Per rendere ancora più caratteristica l’identità di prodotto, le illustrazioni sono state realizzate personalizzando la materia della frutta, e interpretando la granulosità tipica delle caramelle gelées.
Collegandovi a questo link, potrete scoprire altre illustrazioni. Buona visione!
Quante volte ci capita di vedere un simbolo o un marchio? Ormai non è più possibile tenere il conto: siamo circondati da segni grafici che cercano di evocare le diverse realtà che ciascuno di essi rappresenta. Anche se sono pochi quelli che ci colpiscono e che rimangono impressi nella nostra mente, sappiamo tutti che sono necessari poichè un’immagine ha molto più capacità di coinvolgimento di mille parole. Queste considerazioni fanno intuire come sia importante avere un segno distintivo che rappresenti al meglio i valori di un’azienda o di un prodotto.
Anche se questa premessa sembra ovvia, nella mia vita professionale mi capita spesso di dover lavorare con dei segni che purtroppo non difendono visivamente i valori che invece dovrebbero enfatizzare. Questa situazione si manifesta maggiormente nell’immagine di prodotto dove ogni elemento grafico ha un’importanza rilevante: nel caso del packaging design la grafica occupa un ruolo veramente strategico. In questo contesto, il marchio o il logo assumono un peso molto influente sulle confezioni poichè sono garanti dei contenuti e per questo vivono sempre in bella evidenza. Si devono vedere e hanno troppa importanza per apparire nel modo sbagliato. A maggior ragione dunque un produttore deve fare il necessario per garantire su ogni astuccio o su ogni etichetta un simbolo che riesca a rappresentare egregiamente i suoi prodotti, il suo lavoro, la sua storia.
Ma come mai alcuni segni ci colpiscono ed altri svaniscono nel nulla? Ci sono quelli famosi che vivono del loro successo come il logo della Coca Cola o il marchio della Nike, entrambi vantano un design che evoca egregiamente i valori aziendali. Poi ci sono simboli storici che segnano inconsciamente la nostra vita, senza che ci reandiamo conto cosa essi vogliano esattamente raffigurare. Questo è il caso dello stemma dei Visconti di Modrone che ha il famoso biscione con il bambino in bocca, lo abbiamo visto tutti almeno una volta su un’Alfa Romeo, pochi sanno però cosa voglia veramente rappresentare. Questa tipologia di simboli si fissa nella nostra mente per il peso della loro tradizione a prescindere della loro qualità raffigurativa.
Le cose cambiano invece per le aziende che lanciano un nuovo prodotto firmandolo con un marchio che nessuno conosce, situazione molto diffusa nel mondo dei medio-piccoli produttori. In questi casi la qualità grafica è d’obbligo e rinunciare a coinvolgere i consumatori con un design accattivante crea uno svantaggio non indifferente al produttore. Per queste marche sconosciute, la storia dei propri prodotti è appena iniziata e la possibilità di avere successo è una partita che si svolgerà in un mercato molto agguerrito. Sopravvivere sugli scaffali è già un’impresa ardua, aspirare a diventarne un riferimento richiede di munirsi di tutti i mezzi necessari per vincere questa battaglia. Ecco perché avere a disposizione un marchio efficace rappresenta uno strumento indispensabile. Quando si decide di lanciare un prodotto poco conosciuto bisogna partire con un posizionamento ben studiato, definito da un piano marketing mirato; questo perché i prodotti dovranno avere il loro spazio per potersi affermare. Una volta stabiliti gli obiettivi da raggiungere sul mercato, è necessario poi affidare l’interpretazione visiva di questa strategia ad un graphic designer esperto di brand e packaging design. L’unica figura professoniale capace di interpretare visivamente i valori specifici di ogni marca o di ogni linera di prodotti. Il disegno del marchio o del logotipo è solo il primo mattone nella costruzione di una comunicazione efficace, rimarrà però la pietra angolare dell’identità visiva. L’immagine di prodotto che sarà realizzata poi dal progettista potrà distinguersi se saprà coerentemente ribadire i valori sapientemente incisi in questa prima pietra.
Ma a proposito di simboli, cosa vorrà mai rappresentare il biscione dei Visconti di Modrone? Tante sono le interpretazioni legate a questa storia. Alcune leggende narrano che il ducato di Milano assunse questo stemma dopo che Umberto Visconti uccise il drago Tarantasio, un mostro che viveva nel lago Gerundo tanti secoli fa. Quest’enorme bacino lacustre si estendeva verso sud alle porte di Milano e precisamente tra i fiumi Adda e Serio.
L’arte del mosaico mi sorprende perchè non teme il passare dei secoli, i suoi capolavori sfidano il tempo senza temere di invecchiare. Alcune opere stupiscono per come siano rimaste integre sfoggiando ancora colori vivaci. Anche un loro stile realistico così condizionato dalla tecnica sembra non patire l’effetto effimero delle mode.
Questo stupendo mosaico ritrovato a Pompei rientra perfettamente in questa categoria senza tempo.
Se si provasse a ricreare oggi questa scena di musicisti con lo stesso stile figurativo, non penso che ci sarebbero grandi differenze di realizzazione.
La tecnica ci obbligherebbe a procedere come lo ha fatto quest’artista tanti anni fa, incollando un pezzettino di pietra dopo l’altro, un procedere forzato che porta a selezionare i frammenti giusti con tanta perizia e molta pazienza.
Se ci figurassimo questa scena come rappresentazione di una festa in maschera odierna, l’opera risulterebbe ancora molto attuale. In realtà il mosaico raffigura un trio di musicisti che sta suonando un aulos, un cimbalo, e un timpano ed è esposta al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. E’ un mosaico proveniente dalla Villa del Cicerone a Pompei risalente alla fine del sec. II a.C. / inizio del sec. I a.C..
Ripensando al paragone di prima riguardo ai giorni nostri, mi ha colpito con quanta attenzione l’autore dell’opera, Dioscoride di Samo, ha posto la sua firma in alto a sinistra. Insomma, per quanto riguarda i diritti d’autore e la necessità di farsi riconoscere, il tempo non sembra aver cambiato molto le cose. Anche a quei tempi la tecnologia e i condizionamenti socio-culturali influenzavano la realizzazione delle opere, ma come oggi, l’artista doveva essere capace di distinguersi con la sua arte. E di questo ne era ben consapevole il talentuoso Dioscoride.
Rimango sempre sorpreso nel vedere come un contenitore primario possa essere determinante per influenzare un prodotto. Mi è capitato di dover lavorare su un flacone scelto dal produttore Malpighi per contenere il suo prezioso condimento balsamico di Modena.
Dovevo rivedere la veste grafica del packaging design per conto della Museum che vende questi prodotti nel suo negozio. Cambia la grafica ma il contenitore rimane lo stesso; in effetti, abbandonarlo sarebbe stato come rinunciare ad un formidabile rappresentante. Nell’osservarlo mi sono chiesto se era possibile creare un’etichetta che desse maggior attrattiva o se non c’era invece il rischio di offuscare le potenzialità intrinseche del flacone. Questa bottiglietta ha nel suo design un’incredibile capacità di seduzione. Riesce a rendere attraente il contenuto a prescindere, anzi quello che contiene diventa irrilevante, anche solo l’aria trattenuta al suo interno diventa autorevole.
Questa è la magia del packaging primario che diventa prima di tutto il più convincente dei comunicatori. Certo il costo di questa bottiglietta così addobbata con tanto di sigillo a cera sarà notevole, ma il suo valore nel coinvolgere i consumatori è inestimabile e fa capire come il design del contenitore sia fondamentale nel definire un’efficace immagine di prodotto.
Fatemi sapere se anche per voi la scelta azzeccata di un contenitore primario si è rivelata un ottimo investimento. Come anticipato nella newsletter, se lasciate un commento avrete in omaggio la fase di analisi di un progetto di packaging design.
Era il 1° maggio del 1987 quando con tanta fierezza iniziavo a lavorare al il mio primo impiego come progettista grafico. Ero così contento di aver trovato quel posto che rinunciai ad un’altra offerta della Swissair; quella opportunità mi era stata proposta dal direttore della scuola. Fatale errore di gioventù, in effetti quel primo lavoro si sarebbe rivelato una grande delusione. Ma allora non me ne rendevo conto, avevo risposto a modo mio ad un annuncio di un’agenzia pubblicitaria di Montreux. La mia risposta era piaciuta ed io mi sentivo così felice di aver trovato un posto 3 mesi prima di aver finito gli studi. Dopo 8 mesi mi licenziai, non ne potevo più di quel posto, troppo distante dalla mia formazione, un continuo disaccordo sulle scelte creative del mio superiore. Mi chiedevo a cosa erano serviti 5 anni di studi per ritrovarmi in quell’agenzia.
In realtà, questa domanda me la sono posta ancora per molti anni dopo quella prima esperienza. Sono poche le collaborazioni professionali con agenzie che mi hanno permesso di sfruttare al meglio le competenze acquisite durante gli studi; quelle poche volte sempre con ottimi risultati però.
Era il 1° maggio, iniziavo a lavorare durante il giorno della festa del lavoro. “Il miglior modo di festeggiare è quello di lavorare” mi disse il titolare. Rimasi perplesso su quella sua considerazione ma era il mio primo posto da grafico, allora andava bene così.
A distanza di parecchi anni, le tante cose buone imparate durante la formazione sono ancora ben presenti nella mia mente, mi rendo conto del loro valore e questa consapevolezza mi ha permesso di andare avanti, oltre le delusioni. Cercare di applicare quei valori nei progetti di tutti i giorni in fondo mi ha dato la forza di non mollare.
Guardo con tenerezza la locandina che avevamo studiato per l’esposizione dei lavori di diploma della nostra classe di Berna. Eravamo in pochi, solo sei, un’altra studente si era ritirata prima di finire gli studi. Così giovani e ispirati, in fondo quello che ci vuole per affrontare le tante difficoltà della vita professionale e non solo. E da lì a poco ci saremo trovati a combattere nel mondo del lavoro; per me pochi mesi dopo, quel 1° maggio del 1987.
Il contenitore ha un formato A5 e permette di vedere parte dei documenti al suo interno. Questo caratteristica è data dalla fustella della cartelletta che riprende il simbolo aziendale trasformandolo in una finestra. Per mantenere un aspetto elegante il logo è stato goffrato senza aggiunta di colore. Realizzata con carta Tintoretto della Fedrigoni.