Il marchio come sintesi visiva di valori unici.

 

Quante volte ci capita di vedere un simbolo o un marchio? Ormai non è più possibile tenere il conto: siamo circondati da segni grafici che cercano di evocare le diverse realtà che ciascuno di essi rappresenta. Anche se sono pochi quelli che ci colpiscono e che rimangono impressi nella nostra mente, sappiamo tutti che sono necessari poichè un’immagine ha molto più capacità di coinvolgimento di mille parole. Queste considerazioni fanno intuire come sia importante avere un segno distintivo che rappresenti al meglio i valori di un’azienda o di un prodotto.

Anche se questa premessa sembra ovvia, nella mia vita professionale mi capita spesso di dover lavorare con dei segni che purtroppo non difendono visivamente i valori che invece dovrebbero enfatizzare. Questa situazione si manifesta maggiormente nell’immagine di prodotto dove ogni elemento grafico ha un’importanza rilevante: nel caso del packaging design la grafica occupa un ruolo veramente strategico. In questo contesto, il marchio o il logo assumono un peso molto influente sulle confezioni poichè sono garanti dei contenuti e per questo vivono sempre in bella evidenza. Si devono vedere e hanno troppa importanza per apparire nel modo sbagliato. A maggior ragione dunque un produttore deve fare il necessario per garantire su ogni astuccio o su ogni etichetta un simbolo che riesca a rappresentare egregiamente i suoi prodotti, il suo lavoro, la sua storia.

Ma come mai alcuni segni ci colpiscono ed altri svaniscono nel nulla? Ci sono quelli famosi che vivono del loro successo come il logo della Coca Cola o il marchio della Nike, entrambi vantano un design che evoca egregiamente i valori aziendali. Poi ci sono simboli storici che segnano inconsciamente la nostra vita, senza che ci reandiamo conto cosa essi vogliano esattamente raffigurare. Questo è il caso dello stemma dei Visconti di Modrone che ha il famoso biscione con il bambino in bocca, lo abbiamo visto tutti almeno una volta su un’Alfa Romeo, pochi sanno però cosa voglia veramente rappresentare. Questa tipologia di simboli si fissa nella nostra mente per il peso della loro tradizione a prescindere della loro qualità raffigurativa.

Le cose cambiano invece per le aziende che lanciano un nuovo prodotto firmandolo con un marchio che nessuno conosce, situazione molto diffusa nel mondo dei medio-piccoli produttori. In questi casi la qualità grafica è d’obbligo e rinunciare a coinvolgere i consumatori con un design accattivante crea uno svantaggio non indifferente al produttore. Per queste marche sconosciute, la storia dei propri prodotti è appena iniziata e la possibilità di avere successo è una partita che si svolgerà in un mercato molto agguerrito. Sopravvivere sugli scaffali è già un’impresa ardua, aspirare a diventarne un riferimento richiede di munirsi di tutti i mezzi necessari per vincere questa battaglia. Ecco perché avere a disposizione un marchio efficace rappresenta uno strumento indispensabile. Quando si decide di lanciare un prodotto poco conosciuto bisogna partire con un posizionamento ben studiato, definito da un piano marketing mirato; questo perché i prodotti dovranno avere il loro spazio per potersi affermare. Una volta stabiliti gli obiettivi da raggiungere sul mercato, è necessario poi affidare l’interpretazione visiva di questa strategia ad un graphic designer esperto di brand e packaging design. L’unica figura professoniale capace di interpretare visivamente i valori specifici di ogni marca o di ogni linera di prodotti. Il disegno del marchio o del logotipo è solo il primo mattone nella costruzione di una comunicazione efficace, rimarrà però la pietra angolare dell’identità visiva. L’immagine di prodotto che sarà realizzata poi dal progettista potrà distinguersi se saprà coerentemente ribadire i valori sapientemente incisi in questa prima pietra.

Ma a proposito di simboli, cosa vorrà mai rappresentare il biscione dei Visconti di Modrone? Tante sono le interpretazioni legate a questa storia. Alcune leggende narrano che il ducato di Milano assunse questo stemma dopo che Umberto Visconti uccise il drago Tarantasio, un mostro che viveva nel lago Gerundo tanti secoli fa. Quest’enorme bacino lacustre si estendeva verso sud alle porte di Milano e precisamente tra i fiumi Adda e Serio.