Convincere con la forza delle idee!

Dettaglio del sole che fa maturare l’oliva

Nella progettazione di un packaging design è importantissimo sfruttare le preziose possibilità tecniche offerte dalla fase di produzione.
Ecco perché abbiamo scelto una carta speciale con copertura di bianco, impreziosita con delle finiture di stampa a caldo.

Ma sarebbe riduttivo affidarsi solo agli effetti speciali!

Il pack si distingue se riesce ad esprimere quello che contiene, e deve farlo in modo pertinente e coinvolgente, attirando per il suo fascino, privo di eccessi ma in grado di colpire l’attenzione.Insomma non basta solo luccicare, per convincere bisogna anche saper raccontare, strategicamente ma con la forza delle idee.

Collegandovi a questo link, potrete vedere altri progetti di packaging design!

Intervista Mediastars sul dibattito “Cambiare per evolversi”

Ho avuto il piacere di essere invitato ad un’intervista condotta da Mediastars sul tema “Cambiare per evolversi”. Sicuramente il dibattito è molto attuale e ho dato volentieri i miei punti di vista anche perchè mi trovo comunque coinvolto dagli epocali cambiamenti in atto.

La difficoltà di comunicare in un momento così delicato può portarci a delle scelte singolari. La risposta potrebbe essere quella di rasserenare, valorizzando il senso di protezione che i brand possono dare alla propria audience. Da qui molte imprese hanno scelto di investire sulla responsabilità sociale e sulle politiche ecosostenibili. Un’attenzione particolare allo stile di vita green sta interessando molti giovani della generazione Z, che orientano i propri consumi anche in relazione al modo in cui le aziende tendono a schierarsi per affrontare tematiche sociali di interesse comune.

Le aziende stanno richiedendo un cambiamento del proprio asset comunicativo? Con quali modalità?

La possibilità di affermare una comunicazione verso scelte ecosostenibili rimane una mera aspirazione dei grossi gruppi industriali; neanche le medie e piccole aziende però sono pronte a raccogliere la sfida delle politiche ecosostenibili. Non credo sia un problema di modalità ma piuttosto di credibilità.
Finalmente son poche le testimonianze aziendali credibili a sostegno dell’ambiente o del sociale. In effetti i grandi gruppi comunicano le loro iniziative ecosostenibili ma non sono coerenti vista la dispersione e gli sprechi che la loro grande dimensione genera per la produzione e la distribuzione dei beni da loro prodotti.
Le medie e piccole imprese non riescono da sole a sviluppare un progetto di produzione interamente ecosostenibile, non ne hanno i mezzi e le competenze. Le uniche esperienze credibili sono quelle portate avanti da gruppi di piccole realtà consorziate sul tema dell’ambiente e del sociale. Ognuno di loro riesce a gatantire una parte del ciclo di produzione completo senza cadere in contraddizione nei confronti dei valori ambientali e sociali. Questo perché, al contrario dei grossi gruppi, riescono nel loro piccolo a gestire il loro processo aziendale con uno sfruttamento mirato sia delle risorse umane che di quelle naturali. Consorziandosi, ogni azienda specializzata in un settore utile al consorzio, porta la sua esperienza ecosostenibile e insieme riescono a chiudere l’intero processo di sviluppo: produzione, confezionamento, distribuzione….

Qualcuno ha detto che l’omologazione uccide la pubblicità. Certamente, alla base della creatività ci sono personalizzazione, carattere e unicità. L’appiattimento dello spessore comunicativo a cui abbiamo assistito nel periodo del lockdown rischia di far svanire sullo sfondo la marca. Ciò che ne consegue è che per emergere con la propria comunicazione sia necessario seguire una strada non particolarmente battuta ma con panorami interessanti.

In che modo si è riuscito a comunicare in un periodo di pandemia? Che difficoltà si sono incontrate sui diversi fronti merceologici? Si può essere originali e creare interesse intorno a iniziative differenti dalla nuova consuetudine?

Ritengo che il lockdown abbia solo accentuato alcune problematiche già esistenti prima della pandemia. In effetti a causa della drammatica caduta di disponibiltà economica, molte aziende hanno semplicemente annullato gli investimenti ai progetti volti a creare personalizzazione dei loro prodotti. 

Non credo che una comunicazione distintiva dipenda solo da consistenti risorse economiche. Il problema è dovuto alle limitazioni culturali; cioè non riconoscere le competenze utili per l’affermazione della propria brand. Le aziende che non erano capaci di promuoversi efficacemente prima del covid lo sono ugualmente in questo periodo di crisi. In effetti tra i settori merceologici che non hanno visto appiattire qualitativamente la loro comunicazione ci sono quelli del lusso. Anche loro probabilmente avranno ridotto le risorse, ma quello che continuano a fare lo fanno bene, come prima della crisi.

Tendenzialmente, per la maggior parte delle aziende attive in comunicazione, il livello generale si è appiattito per carenza di professionalità. Le competenze costano e quelle capaci che riescono a farsi valere sono state accantonate, aspettando tempi migliori. Questo ha contribuito ad abbassare ulteriormente la qualità globale della comunicazione. 
Penso che comunque si possa essere originale nonostante la crisi, però non si può più disperdere gli investimenti in risorse professionali sbagliate. Il contesto generale di scarsità economica non aiuta, le aziende tendono ad affidarsi a chi garantisce la convenienza. Così, pur di accaparrarsi il cliente, le agenzie generiche si improvvisano esperte in tutti i settori della comunicazione offrendo prestazioni a prezzi stracciati. Molte le web agency che non solo promettono risultati CEO da prima pagina e milioni di like sui social, ma garantiscono anche una strabiliante corporate identity. Un altro notevole fattore di omologazione viene da Google che detta le leggi per essere recensiti dai suoi motori di ricerca. 

Tutto questo porta ad una omologazione diffusa e per riuscire a ottenere interesse, non basta pubblicare iniziative originali se poi la diversità non si percepisce. Certamente ci vuole originalità, ma è fondamentale distinguersi chiudendo bene tutti gli aspetti strategici della comunicazione, rimanendo sempre coerenti con i valori delle proprie brand; questo nella comunicazione tradizionale ma anche nelle attività online. Google permettendo!.

I social media hanno assunto un ruolo fondamentale nella vita di tutti noi, l’iper-connessione ha collegato milioni di utenti rendendo visibili immediatamente idee, opinioni e talvolta critiche. Per le aziende diventa complicato riuscire a comunicare in uno scenario così vario e ricco, rischiando di minare la propria reputazione con un semplice passo falso.

I social media hanno assunto un ruolo fondamentale nella vita di tutti noi, l’iper-connessione ha collegato milioni di utenti rendendo visibili immediatamente idee, opinioni e talvolta critiche. Per le aziende diventa complicato riuscire a comunicare in uno scenario così vario e ricco, rischiando di minare la propria reputazione con un semplice passo falso.

I social si stanno comportando come un potente amplificatore della consuetudine. In certi comparti del food per esempio, l’impressione generale delle pagine aziendali rivela marche che esprimono tutte gli stessi valori.
In effetti nel settore dei prodotti agricoli, pur se inseriti da aziende diverse, sono tantissimi i post che si somigliano, sia su Facebook che su Instagram. Qualcuno più accorto ha adottato una forma ricercata di presentazione, i contenuti però sono quasi sempre gli stessi. Nel campo degli olii d’oliva, fioriscono le immagini di piante secolari, sono innumerevoli gli scatti delle colate verdi dell’olio appena spremuto e non si contano le mani che coccolano le olive. Questo non vale solo per l’olio, molte similitudine nei post pubblicati si vedono anche nei vini, nelle birre, nei condimenti balsamici… 

I social contribuiscono in modo esponenziale a questa moltitudine d’interventi tutti allineati su una convenzione di scarsa differenziazione. Questa mancanza di personalità dipende direttamente dalla facilità con cui si può comunicare sui social. Paradossalmente queste libere e semplici modalità di condivisone annullano la maggior parte delle marche perché si confondono tra le migliaia attive sui social. Probabilmente, sfruttando le varie piattaforme ma con contenuti diversi, il fattore di somiglianza verrebbe meno enfatizzato. Al contrario, se lo stesso contenuto viene ripetuto in modo identico ovunque, l’omologazione dei propri valori viene esponenzialmente amplificata. Forse questo è il più grande errore; ripetere le stesse cose sui diversi social pensando di essere originali quando in realtà non si fa altro che diffondere la propria inconsistenza.

Tutt’altra cosa è invece catturare il pubblico con contenuti coinvolgenti; allora la forza dei social può essere sfruttata al massimo; la sua potenza di fuoco spargerà su tutti i social l’originalità della marca.
Un altro strumento che può contribuire a differenziarsi è la vecchia e cara illustrazione, mai simile e capace d’interpretare tantissime caratterizzazioni; in effetti viene sfruttata poco preferendo la fotografia o i video. Gli scatti fotografici anche se realizzati benissimo, si esprimono tutti allo stesso modo, incapaci di andare oltre la consueta riproduzione della realtà. Le innumerevoli immagini di piatti deliziosi e di bellissimi tramonti o i soliti video di testimonial imperdibili finiscono ormai per omologare tutto.

Collegandovi al sito potrete vedere numerosi progetti nel brand e packaging design

 

 

Illustrazioni delle cover per la rivista l’Altrapasta

Ho realizzato queste opere qualche anno fa per la rivista di pasta artigianale “L’Altrapasta”. L’editore “Spiga Italia” divulgava una cultura di pasta alternativa, biologica, prodotta con dedizione e passione. 

Mi aveva interpellato per interpretare graficamente questa sua visione. Ho così collaborato al brand e packaging design di alcuni suoi prodotti, oltre che per l’impostazione e la realizzazione grafica di alcune edizioni della sua rivista.

Pasta protagonista

Per il taglio della pubblicazione ho pensato di vestire le copertine con delle immagini inedite in modo da rendere la stessa pasta protagonista delle cover. L’espressività e l’unicità di ogni pezzo trafilato al bronzo assicuravano una personalità straordinaria. Queste caratteristiche consentivano così di demarcare la nostra rivista dalle solite testate commerciali. 

Mettendo in pratica questa concezione ho curato tre numeri del magazine, trattando tre argomenti diversi: “il Radicchio”, “l’Autunno” e “il Natale”.
In questo modo la pasta artigianale ha contribuito ad interpretare queste tre tematiche attraverso figure evocative.

Gli elementi della pasta sono stati assemblati in composizioni coerenti dal punto di vista tematico e ogni pezzo è stato incollato su sfondi pertinenti ai temi considerati.

Collegandovi al sito, potrete vedere altre illustrazioni, buona visione!

Tanto il lavoro premiato alle “Forme dell’Olio”

Lo certifica l’attestato “Finalista Designer dell’Anno” e i 4 premi ottenuti al Festival “Le Forme dell’Olio 2021” rilasciato da “OOF Olio Officina Milano”.
Tanto il lavoro premiato e tra i numerosi lavori presentati al concorso, segnalo i progetti premiati “Aceti/Condimenti Museum” e “Olio Gentili” vincitori di tre Oro e un Argento.

4 premi che danno lustro ai prodotti!

Il restyling delle bottiglie/latte “Olio “Gentili” ha vinto ben due Ori e un Argento:
il Premio Oro nella categoria Oli Gourmet, il Premio Oro nella categoria Latte e infine il Premio Argento nella categoria Linea Commerciale Oli Gourmet.

Il progetto di packaging design degli “Aceti e Condimenti Balsamici Museum” ha vinto il Premio Oro nella categoria Forme dell’Aceto

A seguire i link che collegano al blog per scoprire le motivazioni dei progetti premiati:
packaging design degli Aceti e Condimenti Musem  e restyling del brand e packaging design Olio Gentili

Un grazie particolare ai clienti che hanno creduto nell’importanza di dare lustro ai loro prodotti e
complimenti ad “OOF Olio Officina” per questo prestigioso Festival. 


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Restyling packaging design dell’olio extravergine di oliva Museum

Dettaglio dell’etichetta DOP Garda Orientale 750 ml

Il progetto di restyling olio extravergine considera il redesign della vasta gamma di oli d’oliva “Museum” anche se il cliente mi aveva contattato inizialmente per rivedere soltanto il packaging dei prodotti cosmetici. In effetti non era convinto dell’immagine esistente e sentiva la neccessità di investire su una migliore valorizzazione grafica degli imballaggi. Dopo aver visionato lo shop e valutato l’intera famiglia dei prodotti, abbiamo percepito l‘esigenza di attualizzare non solo la cosmetica ma anche tutte le referenze dell’ olio extra vergine a marchio “Museum”. Intanto però era necessario partire prima di tutto con il restyling del packaging design dei prodotti cosmetici.

Valorizzazione grafica della cosmetica Museum

Nei confronti della concorrenza la cosmetica all’olio extravergine di oliva “Museum” peccava di un’immagine non all’altezza della qualità dei prodotti. Pur avendo delle formule di ottimo livello, l‘aspetto delle confezioni non difendeva un tale patrimonio apparendo di livello ben inferiore. Il lavoro di restyling diventava dunque fondamentale per affermare una percezione di esclusività.

L’impostazione del restyling olio extravergine segue un orientamento che privilegia sobrietà, eleganza e prestigio. Nasce un primo ridisegno piuttosto radicale della linea cosmetica che mantiene però i codici cromatici della grafica esistente. Tramite quest’ uso dei colori, i consumatori possono contare su un richiamo visivo che li riporta alle vecchie confezioni.

Concettualmente il design punta su un elemento essenziale raffigurando un‘oliva stilizzata. Questo simbolo, ribadendo l’origine dell‘olio, interpreta in modo moderno i valori mai compiutamente espressi di “Museum”. Rappresenta le solide basi dell’azienda pur affermando la sua proiezione verso il futuro. 


Dopo il successo ottenuto da quest’attualizzazione, il cliente decide di lanciare una nuova gamma di cosmetici ancora più esclusivi. Questa seconda versione sfrutta la stessa impostazione grafica della prima su fondo bianco ma rinuncia all’uso dei colori. Al loro posto abbiamo inserito una lamina d’oro a caldo che impreziosisce il simbolo dell‘oliva. La differenziazione dei prodotti è gestita in maniera esclusiva dalla sola descrizione delle referenze.

Un simbolo che raffigura l’essenza dell’olio

Fondamentalmente nel progettare le due linee cosmetiche, abbiamo dovuto tener conto delle diverse tipologie di prodotti che convivono sotto la stessa marca. In effetti la brand “Museum” non vive soltanto sulla cosmetica ma soprattutto sulle bottiglie d’olio d’oliva e su altri contenitori terziari.

Il segno interpretativo dell’oliva che codifica il packaging Museum

Oltre che pertinente, il design doveva anche potersi adattare sui vari formati e tecnologie di stampa. Seguendo queste premesse, l’oliva rappresentata si ridimensiona modificando anche parte della sua forma pur rimanendo sempre molto riconoscibile. Si inserisce in modo elegante sia sulle bottiglie dell’olio che sulle confezioni della cosmetica.

Il segno che simboleggia un’oliva nasce per imprimere con un motivo forte e funzionale la nuova immagine di prodotto. Graficamente il motivo ovaloide conferma queste esigenze, concettualmente, ribadisce invece l’essenza della produzione di “Museum”, l’elemento  alla base di tutto, cioè l’oliva. Questo marchio ne riprende la forma esprimendosi con un’arte degna di essere esposta sugli scafali di un museo.

Un design coerente anche sulle bottiglie d’olio d’oliva

Anche la grafica della seconda linea cosmetica è piaciuta ottenendo un ottimo riscontro da parte dei consumatori. Il cliente ha così confermato le sue intenzioni di ridisegnare da quelle basi anche i packaging degli oli extra vergine. Nelle declinazioni sulle bottiglie d’olio, abbiamo mantenuto coerentemente l‘oliva stilizzata che diventerà progressivamente il segno distintivo di tutta la famiglia “Museum”. Abbiamo preferito differenziare le etichette dell’olio da quelle della cosmetica adottando un fondo scuro piuttosto che bianco. Il nero era già presente sulle vecchie etichette e la sua rivalutazione ha permesso di recuperare parte del passato conferendo una distinta impressione premium alle nuove etichette.


La prima applicazione del nuovo design della cosmetica sulle bottiglie d’olio è stata inserita sulla famiglia dei “100% Italiano”. La linea si basa sulle tre storiche tipologie “Rossa”, “Gialla” e ”Nera” che si differenziano con l’uso dei rispettivi colori. Per creare continuità con il vissuto dei clienti, abbiamo adottato la segmentazione cromatica anche sulla nuova impostazione. Un altro richiamo al passato viene confermato con la riproposta delle tradizionali bottiglie “Marasca” che assolvono la funzione di collegamento con la memoria dei consumatori.Terminata la fase iniziale degli adattamenti sui diversi formati di etichette, la nuova identità è stata poi applicata ai diversi contenitori terziari includendo astucci, shopers, scatole, cartoni di spedizione…

Restyling olio extravergine coerente anche sui prodotti premium

L’ultima parte del lavoro ha riguardato il trasferimento della nuova grafica sugli oli DOP. Questa categoria include il meglio della produzione “Museum” includendo 4 eccellenze di origine protetta del Garda DOP: “Trentino” , “Valpolicella”, “ Orientale” e “Bresciano”. Per ribadire l’alto livello di questi oli, abbiamo rinunciato ai colori per differenziare i prodotti. Questa funzione viene assolta dalle lamine a caldo che adottano diverse tonalità. Su questa linea premium le lamine non esaltano soltanto il simbolo dell’oliva, ma coprono anche una fascia inferiore delle etichette. In questo modo ogni tipologia si differenzia grazie ad una propria e impattante tinta metallizzata.

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Restyling della brand olio Gentili

L’obiettivo del progetto ambisce a dare maggior funzionalità e credibilità all’immagine dei prodotti, investendo sul design per valorizzare una storia bicentenaria. Il restyling della brand olio Gentili ribadisce questo glorioso passato, riprendendo la parte più significativa del patrimonio visivo della vecchia identità di marca. Per questo motivo la grafica ripropone l’anfora come elemento di raccordo tra la tradizione e le sfide future. Un ridisegno sostanziale del logo/simbolo si rende necessario per affermare questo comportamento, .

In effetti nella comunicazione aziendale convivevano due  identità completamente diverse senza che nessuna delle due riuscisse ad assolvere efficacemente alle sue funzioni. Pertanto, prima di attualizzare anche il packaging design, si è deciso di definire un’unica immagine di marca. Lo studio dovrà includere il restyling del logotipo “Olio Gentili” e  il ridisegno del simbolo esistente.

L’anfora come simbolo tra passato e futuro

Per ragioni strategiche il simbolo dell’anfora viene mantenuto come unico rappresentante della vecchia immagine di marca. Sulla sua fisionomia si concentrerà il lavoro di modernizzazione della marca Gentili. In particolare il passaggio tra il vecchio e il nuovo avviene nella raffigurazione dello slogan già esistente “per chi si vuole bene”. Questo concetto viene ripreso in modo discreto e raffinato nella struttura del nuovo simbolo che svela a metà un cuore.

Un cuore tutto da scoprire

Il cuore fa parte in modo intrinseco dell’anfora, la forma stessa della giara si basa sulla forma di un cuore.Chiaro però che l’obiettivo primario del restyling è di affermare visivamente l’anfora e non il cuore, in modo da recuperare la parte più strategica del patrimonio visivo presente nell’identità attuale.
Mi sembra importante ribadire che il cuore deve rimanere nell’ombra e non svelarsi pienamente, questo per non pregiudicare l’ aspetto strategico dell’anfora e per affermare un comportamento di percezione esclusivo e raffinato in coerenza con le aspirazione premium dei prodotti.

Per quello che riguarda il lavoro di restyling della brand olio Gentili, il progetto potrebbe anche fermarsi a questo livello. L’anfora si rinnova in chiave più moderna e funzionale.
Coerentemente dunque, pur ribadendo la passione e l’affetto espresso nel payoff “Per chi si vuole bene”, il cuore rimane nell’ombra, lasciando apparire solo l’aspetto strategico del simbolo, quello che rappresenta la forma dell’anfora.
Il nuovo simbolo, visualmente, si fa carico comunque della funzione più importante, quella che serve a collegare il nuovo “Gentili” con il suo passato.

Simbolo dal comportamento esclusivo

Esaudito questo ruolo fondamentale del lavoro di restyling della brand olio Gentili, cioè confermare l’anfora strategica di “Gentili”, il nuovo simbolo può contare anche su un comportamento più esclusivo, dove svela solo in parte il suo cuore. Non è obbligatorio affermare sempre questa rivelazione, perché come già detto, il cuore fa parte della forma dell’anfora. Ma guardando al domani, questa caratteristica permette di collegare il passato con il futuro, e in particolare di sopportare il nuovo concetto “Per chi si vuole bene” già in uso nel payoff.

In pratica, a secondo dell’uso, il nuovo simbolo può fare apparire più o meno e in diversi modi il suo lato nascosto. Ma questo non deve essere la priorità, l’anfora deve in qualsiasi modo rimanere integra nella sua percezione; non si può pregiudicare il suo aspetto e la sua definizione raffinata per affermare il cuore. Sul packaging il cuore sfrutterà per esempio il lucido opaco per accendere la parte nascosta. Sul web, dove nulla è statico, si potrà fare battere il cuore come illustrato in questo esempio qui sotto.

L’importante è che nel simbolo rimanga sempre chiara la fisionomia dell’anfora e che le evidenziazioni del cuore non modifichino la forma originale del marchio.

Lettering in coerenza con il marchio

La composizione logo/simbolo non ha un’unica soluzione e nel caso di disposizioni orizzontali il simbolo si alinea orizzontalmente a sinistra del logo. Anche nella variante in negativo su fondo nero, il cuore vive delle stesse caratteristiche che assume quando è raffigurato in positivo su fondo bianco, come illustrato nella galleria immagini.

La soluzione adottata nel lettering va incontro a queste esigenze: il logo “Gentili”, caratterizzato da una font disegnata su misura e dall’interruzione della lettera “N”, vive di propria autonomia, forte di una sua personalità. Quest’indipendenza permette di stare autonomamente sulle applicazioni orizzontali senza l’ausilio dell’anfora. (vedi l’ immagine in galleria)

Logotipo raffinato e autorevole

La scelta di lasciare spazio tra le lettere è prima di tutto concettuale, attestando l’orientamento esclusivo e premium dei prodotti “Gentili”. In effetti inserire più aria tra i caratteri emana un’impressione di maggiore respiro, evidenziando con agio le proprie aspirazioni di prestigio. Questa propensione esprime una volontà di chiarezza ed autorevolezza, manifestando la consapevolezza di poter contare sulle proprie risorse.

Tipograficamente la scelta è stata fatta nel ridisegnare le fonts, contribuendo a dare più funzionalità e riconoscibilità. Inoltre le modifiche effettuate nell’interruzione della lettera “N” contribuiscono ad accrescere l’originalità del logo . Queste modifiche di stile contribuiscono, con la maggiore spaziatura, a conferire più personalità e raffinatezza permettendo ad un carattere standard come il “Georgia” di distinguersi dai soliti usi uniformati.

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Il mercato come fonte d’ispirazione per il packaging design

Dettaglio del cavalloto dei maccheroni prodotti dalla Spiga Italia

Guardando le confezioni sugli scaffali, spesso mi sorge spontaneo chiedermi se dietro la progettualità del packaging design sia stata considerata una strategia marketing o meno. Infatti, sembra che frequentemente le decisioni più importanti riguardanti il packaging design siano scaturite da logiche che poco hanno da dividere con i valori dei prodotti.

Ci sono volte in cui ho l’impressione che siano stati dei marketing manager a disegnare le soluzioni, ma altre volte mi viene da pensare che di marketing purtroppo ci sia ben poco. Tuttavia il mercato conta: il successo di un lavoro dipende proprio dal suo contributo, che non per questo deve penalizzare la grafica dei progetti. Il marketing e il packaging design possono invece convivere in modo proficuo.

Mirare al marketing per centrare il packaging design

Quando si decide di progettare la grafica di un nuovo packaging, vanno considerati con attenzione gli imput che il mercato ci fornisce. Certamente queste informazioni non sono di stretta pertinenza del design, interferiscono piuttosto sul posizionamento dei prodotti, ma non bisogna pensare che questi dati siano solo una risorsa per il marketing; anzi, possono essere di grande stimolo per lo sviluppo del packaging design. 

Per esempio, se il cliente richiede lo studio di nuove confezioni per la sua pasta artigianale, le possibilità d’indirizzo della progettazione grafica risultano innumerevoli. Ma come capire quali siano le strategie che portano ai risultati più adeguati? Sicuramente un aiuto viene dall’avere bene in mente dove vivranno e con chi combatteranno i nuovi pack: i maccheroni che hanno come target gli Chef più stellati, terranno conto di scelte tipografiche eleganti e raffinate. Questo è un esempio di come il mercato ci orienti quando bisogna definire lo stile del nostro design.

Lasciarsi ispirare dal mercato

Un altro spunto ci viene dato dal settore merceologico. Un’attenta analisi porta a stabilire come si comportano i concorrenti di una parte specifica del mercato; questa valutazione nel settore della pasta ci indica quali possano essere le tipologie strutturali dei packaging primari. In questo segmento, i prodotti artigianali sfruttano tantissimo il cavallotto come supporto per gli imballaggi… ecco allora svelato un altro dato che permette di sbizzarrirsi sulla forma del packaging senza correre il rischio di partire con il tipo di contenitore sbagliato. 

Con questi due riferimenti suggeriti dal mercato, ho evidenziato come la creatività si possa ispirare a indicazioni strategiche disponibili per tutti. Senza nulla togliere alle potenzialità della progettazione grafica, ma anzi, sfruttando nel modo corretto questi indizi, il designer può contare su elementi fondamentali per fare la differenza rispetto alla concorrenza.
Dal marketing al packaging design, insomma.

Collegandovi a questa pagina, potrete leggere le motivazioni che sono state alla base del progetto. Buona lettura!

Buone vacanze a tutti!

In questo periodo estivo, piuttosto che presentarvi un nuovo articolo, preferisco ringraziarvi per la vostra fedeltà augurandovi serene, rilassanti e rigeneranti vacanze.

Godetevi i giorni più caldi

Arrivano i giorni più caldi dell’anno e cosa c’è di meglio di una meritata vacanza per alleviare la canicola? Approfittate di questi giorni di riposo per visionare una selezione di progetti nel packaging design.
Seguire il link per vedere i lavori. Buona estate!

Il contributo fondamentale del cliente nel packaging design

Per assicurare la buona riuscita di un progetto di immagine di prodotto, bisogna partire dal cliente. Se è vero che il committente si aspetta le soluzioni e non prevede di risolvere i problemi, lui solo possiede però le chiavi che aprono le porte verso proposte convincenti. Per questo motivo, rimane importante partire con il piede giusto e percorrere quelle vie da lui indicate. Meglio non rinunciare al suo fondamentale contributo per realizzare un packaging design di successo.

Packaging designfemminile di Acqua di Verona
Packaging design della versione femminile di Acqua di Verona

Ma come capire se le richieste del committente contengono la soluzione ai problemi che si presentano? In effetti le aspirazioni non mancano quando si lancia un nuovo progetto. Non bisogna però confondere i desideri con le esigenze: le esigenze esprimono delle richieste che si basano sulla realtà, i desideri sono proiezioni ideali che non sempre indirizzano verso obiettivi concreti. In sintesi, le buone intenzioni possono ispirare dei layout di ottima grafica, i quali tuttavia non esaltano le caratteristiche dei prodotti.

I limiti che conferiscono personalità al design.

Solo se si focalizza l’orientamento creativo verso le specifiche di ogni progetto il risultato potrà soddisfare tutte le aspettative. Non basta infatti creare delle etichette di bell’aspetto, poichè c’è il rischio che ad essere soddisfatto sia solo il designer; bisogna invece proiettare la creatività verso le condizioni che delineano la “personalità”. Il packaging design che sfrutta questi confini permette di interpretare con successo la fisionomia che rispecchia le esigenze dei prodotti.

I graphic designer non dovrebbero partire seguendo il loro istinto per sfoggiare il proprio talento: è sempre meglio cercare le chiavi che aprono le porte giuste. Bisogna in qualche modo tirare fuori le peculiarità che pemettono di fare la differenza in modo efficace. Ecco che allora il cliente diventa un prezioso ispiratore, basta soltanto capire di che farina è fatto il suo pane. Non sempre però, purtroppo, il committente riesce a svelare le informazioni necessarie e tanto meno a comunicare quali sono sono i suoi obiettivi per valorrizzare le qualità dei suoi prodotti.

Ma queste carenze del cliente non devono giustificare gli insucessi: se si parte nella direzione sbagliata, il progettista dovrebbe capire che quel percorso non porta ai risultati desiderati.
In conclusione, prima di lanciare il design, si dovrebbe sfruttare al meglio il fondamentale contributo che solo il cliente può dare, e partire così con delle idee chiare.

Collegarsi a questa pagina, per leggere la descrizione del progetto sulle acqua di profumo.

Un logo scorrevole come l’acqua

Il progetto nasce da una richiesta della bravissima Monica Ginestri, l’amministratrice del gruppo Facebook “Io Amo l’Adda”. Tale necessità si era fatta sentire visto il numero crescente degli iscritti, che attualmente superano quota 10.000. Era ormai maturato il bisogno di adottare un simbolo che permettese al gruppo di distinguersi, in modo anche da offrire ai membri un segno di comune appartenenza. 

Da queste premesse si sono sviluppate varie esigenze da tenere in conto nella fase di sviluppo della grafica. Un punto rilevante era dettato da Facebook, il mezzo di diffusione principale che avrebbe condizionato gli aspetti tecnici del lavoro. Un altro fattore influente per la progettazione grafica, più legato alla sfera emotiva e concettuale, era determinato dal fiume Adda.

Un logotipo funzionale anche al ruolo di marchio

La decisione di sfruttare unicamente un logotipo senza il supporto di un simbolo è stata intrapresa proprio per venire incontro alle esigenze tecniche di Facebook: in effetti, come per tutti i social, era più conveniente optare per uno strumento di identificazione semplice e di facile applicazione. Questi criteri hanno orientato la scelta di impiegare una struttura quadrata, flessible e adattabile alle varie esigenze di formato, dopo aver accertato che non sarebbero stati usati altri strumenti di comunicazione e che non vi erano fattori vincolanti nell’ impostazione del progetto.

All’interno del quadrato si è evoluto dunque il lavoro di lettering del nome “Io Amo l’Adda”: la tipografia doveva assumere una doppia funzione, assolvendo anche al ruolo di simbolo che qui veniva a mancare. Insomma, oltre ad essere leggibile il logo doveva anche essere di forte identità. 

Sulla cresta dell’ondeggiare

Per soddisfare queste esigenze di caratterizzazione, il graphic design ha fatto suo uno dei due punti determinanti, ovvero sfruttare il fiume e le sue peculiarità. L’Adda con i suoi colori e le sue forme serve da spunto per disegnare le lettere del logotipo… ecco allora che il nome si tinge di verde e i caratteri ondeggiano dolcemente, come un lento scorrere dell’acqua.

Le scelte tipografiche hanno privilegiato una font senza grazie che meglio si presta alle deformazioni. Il nome si compone su due righe che fluttuano e si contorcono influenzando la fisionomia delle rispettive lettere. 

Il lettering disegnato sulle onde

La forma ondeggiante dei caratteri è stata infine ottimizzata tramite l’applicazione del logo su un’immagine del fiume, dalla cui sovrapposizione sono poi scaturiti gli ultimi dettagli che hanno conferito più movimento alle forme. Per ultimo, le luci e le ombre sono state definite partendo dai riflessi dell’acqua.

Il progetto potrà poi essere implementato per le applicazioni del logo sui vari supporti promozionali come le T-shirt, gli adesivi o per la stessa cover della pagina del gruppo. La sua fisionomia semplice e pulita assicura un ottima flessibilità negli usi più svariati del suo corporate identity.

Collegarsi alla pagina Facebook per vedere il gruppo “Io Amo l’Adda”