Quando la mano era tutto un programma.

Sono anni che quest’alfabeto di solo maiuscole fa bella mostra appeso alla parete. Dopo quasi trent’anni dalla sua realizzazione ho deciso di pubblicarlo. Mi è sembrato importante rendere noto la sua esistenza per evitare che finisse per essere ignorato, prima ancora di essere dimenticato. Mi ci son voluti più di sei mesi di corsi di disegno tipografico per completarlo, e mi chiedo se è valsa la pena aver investito così tanto in questo lavoro. Certo era un compito obbligatorio all’interno del programma di formazione professionale, ma ci ho messo molto impegno, ci tenevo proprio ad avere il mio alfabeto fatto a mano.

Mi ricordo che la fatica è stata notevole perchè all’inizio non avevo nessun controllo della mia mano. La “S” mi sembrava irraggiungibile con le sue curve strette, ma alla fine dopo un insistente togli e aggiungi, l’inchiostro nero si è fissato per sempre sulla sua forma sinuosa.

Ma è valsa la pena di aver imparato a tracciare con il tiralinee le linee rette e a modellare quelle curve con il pennello, aggiungendo un pò di nero per poi sagomarlo con la tempera bianca? Questa questione è diventata fin dai primi anni della mia carriera un rompicapo che non riuscivo a risolvere. In effetti dopo appena un anno di lavoro sono arrivati i Mac, e poi quasi subito si impose Illustrator che con solo due leve tracciava curve a meraviglie e senza sbavature. In due ore di insegnamento si capiva come disegnare forme pulite, anche le più contorte.

Da allora e per parecchi anni, ne ho visti passare di grafici che allegramente presentavano caratteri dalla forma discutibile ma orgogliosamente realizzati in un lampo; la produttività aveva cancellato ogni riserva sulla qualità di questi elaborati digitali. Con poco armonia, equilibrio traballante e con scarsa leggibilità, queste fonts sono diventate di uso comune ormai. Numerose librerie propongono questi caratteri di ogni stile, pochi sono quelli che convincono.

Penso che i disegnatori attuali che hanno il controllo dei bianchi e dei neri, dei vuoti e dei pieni siano cresciuti sotto la guida di un istruttore che aveva fatto la vecchia scuola dei pennelli, tramandando poi il suo bagaglio alle nuove leve. Ne concludo allora che ne è valsa la pena di disegnare e ridisegnare cento volte le curve fino a farle diventare perfette. Questo lavoro ha permesso a tanti professionisti di un tempo di abituare l’occhio all’armonia e l’equilibrio, qualità fondamentali che nessun software può insegnare. Solo l’insegnamento di chi ha acquisito questo patrimonio visivo permette di diventare dei bravi disegnatori di caratteri tipografici.